Il primo contatto sui social e poi siamo passati all’incontro conoscitivo, era piena estate, con il lockdown appena lasciato alle spalle e quindi super entusiaste di tornare a fare gli appuntamenti di persona, con tutta l’energia che solo dal vivo si può creare, dopo mesi trascorsi tra Zoom e Skype.
Conosciamo questo nuovo cliente nel nostro studio, un giovane molto pacato, che si è trasferito da poco nel nuovo appartamento e si è rivolto a noi per arredare il suo soggiorno, che al momento si trova ancora con i mobili spaiati, reduci dal trasloco.
L’approccio con il nuovo contatto inizia sempre per noi con un’intervista, facciamo una serie di domande per conoscere al meglio la persone che abbiamo davanti, ma soprattutto per capire quali sono le esigenze che li muovono verso il cambiamento, quali sono i loro gusti estetici, lo stile che vorrebbero creare, i colori del cuore.
Alcuni clienti quando arrivano in questa fase sono un fiume in piena; chi arriva con il faldone e archiviati anni di ritagli di giornale, schizzi, chi con ricche bacheche di Pinterest, chi con un’ordinatissima lista di appunti, e poi ci sono quelli che “non saprei…fate voi”.
Ecco, il “fate voi” per noi è un’arma a doppio taglio perché, per qualcuno significa letteralmente: “so di aver bisogno di apportare modifiche, dove e come farle, pensateci voi”. Per altri nasconde un velato: “io so cosa vorrei e cosa non vorrei, ma non svelo le carte, così vediamo che sanno fare queste ragazze”!
Quindi nel primo caso per noi è gran festa, nel secondo caso, quando riusciamo a stanare la tipologia di cliente, lo sviluppo del progetto di interior design diventa molto arduo.
Questo perché nella nostra filosofia, il progetto di interior design nasce dalla ricerca della soluzione al bisogno concreto del cliente, per poi completarsi con l’estetica.
Tornando al nostro cliente, durante l’intervista solitamente riempiamo pagine di appunti, vogliamo accertarci di non farci sfuggire nulla di quanto ci viene richiesto, molte volte il cliente è loquace di suo, quando ci troviamo persone più timide, abbiamo noi le domande giuste da porre per reperire tutte le informazioni necessarie.
I dati che reperiamo dall’intervista sono pochi e super essenziali, un ambiente moderno, elegante con colori neutrali in sintonia con le finiture esistenti. Il passo successivo è il briefing con tutto il team per creare un’idea comune e compensare i quesiti che ci erano rimasti e partire spedite all’elaborazione del progetto di interior design.
Dopo alcune giornate dedicate allo studio del progetto di interior design, alle valutazioni tecniche con i nostri artigiani ed alla renderizzazione del modello 3D, fissiamo l’appuntamento per la presentazione, che per noi è sempre un momento molto emozionante, ogni volta è un po’ “notte prima degli esami”.
Il confronto con il cliente produce sempre una piacevole adrenalina, data dalla trepidazione di rivelare quella che per noi è una creatura da esibire con tutto orgoglio, nel 99% dei casi già dalla vista del primo render vediamo negli occhi dei clienti i primi luccichii, seguiti poi dal “woow” e quindi dal nostro sospiro di sollievo.
Ma stavolta la situazione si presentava diversa dal solito, passa la prima slide e nulla, passa la successiva e vediamo gli occhi dubbiosi, così fino al termine della presentazione.
Superiamo il primo momento di imbarazzo e cerchiamo di capire le sue impressioni, cosa è piaciuto e cosa no, ben disposte a raddrizzare il tiro e impostare subito la soluzione 2, parola d’ordine “mai arrendersi”.
Ci prendiamo ancora qualche giorno per rimettere mano al progetto di interior design, tenendo conto degli ulteriori spunti dati dal cliente durante la presentazione e studiare quella che per noi sarebbe stata la soluzione vincente.
Arriva il momento della seconda presentazione, sempre le stesse emozioni per noi, anzi stavolta un pò più ansia, date le incognite.
Inizia l’esposizione, come sempre scrutiamo gli occhi delle persone che abbiamo davanti per cercare di cogliere le reazioni anche non verbali, vediamo dei sorrisi, ma ancora non cogliamo alcun “wow”.
Chiediamo le impressioni, a detta sua stavolta il progetto di interior design era centrato, con qualche dettaglio da sistemare, ma la strada era corretta. Purtroppo la nostra esperienza ci fa capire che in fondo il cliente non era soddisfatto come siamo abituate. Se non arriva il “wow” non ci piace, non ci sentiamo realizzate, non va bene. Cosa non aveva funzionato? Eppure eravamo sicure d’aver messo su carta tutto ciò che il cliente ci aveva chiesto e con ottimi guizzi di fantasia ed estro che non avrebbero potevano non piacere. Insomma quel progetto di interior desgin doveva “spaccare” e invece…
Facciamo qualche giorno per far sedimentare le idee, nostre e del cliente, e di comune accordo con tutta la squadra arriviamo ad una conclusione, mai dovuta prendere prima d’ora, ossia mettere in atto la formula “soddisfatto o rimborsato”.
Per noi il nostro lavoro consiste nel creare sogni, non avendo visto le “stelline” nei suoi occhi, decidiamo di chiamare il cliente per dirgli che ovviamente non ci sarebbe stato alcun costo del progetto e che sarebbe stato la nostra sfida dell’anno.
Solo in quel momento il cliente ringraziandoci per la professionalità dimostrata ha rivelato una emozione fino ad allora celata, il cliente non aveva nessuna voglia di trasferirsi, i motivi personali lo costringevano a trovarsi un nuovo luogo ma ovviamente non era la scelta di vita che avrebbe voluto fare. Ora era tutto chiaro, nessun rimpianto, lo stato d’animo del sogno era appesantito da sue personali questioni.
Per noi questa non è stata un semplice sconfitta, ma una grande occasione per metterci in discussione e fare il primo passo verso un ulteriore miglioramento.
"Perché alla Giallo Pastello vogliamo solo clienti soddisfatti".
Siamo sempre a tua disposizione, per ascoltare i tuoi sogni e renderli realtà
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